11 Dicembre 2012
Pubblichiamo il saluto ad Alessandro Ozimo da parte di suo padre, Giuseppe Ozimo, pronunciato al suo funerale:
Parlo al presente perché so che Alessandro è qui con noi, così come tutti quelli che lo hanno preceduto nel passaggio in un’altra dimensione.
È difficile per un genitore capire fino in fondo il proprio figlio, così come è difficile per un figlio riuscire con serenità a dialogare con i propri genitori.
Una cosa è però possibile per entrambi: accettarsi.
Accettare l’altro per quello che è, con i limiti ed i difetti propri di ogni essere umano, di ogni persona.
Accettare vuol dire che non si aggiungono altri verbi, ma si toglie tutto il corollario che di solito mettiamo: se tu fossi come vorrei, se fai quello che mi piacerebbe, etc. etc..
NO!
Ti ACCETTO! E basta.
Ti accetto e ti accolgo perché sei TU!
L’accettazione vera e totale non può esistere se c’è il giudizio. Si giudica l’altro per vedere se corrisponde alle nostre aspettative, alle caratteristiche che vorremmo, o per qualsiasi altro futile motivo.
Questi anni passati ad ascoltare le parole ed i silenzi di Alessandro mi hanno aiutato a capire come il giudizio e i preconcetti, anche di poche persone, possano cambiarti la vita e renderla difficile.
Il giudizio ed il potere di emettere sentenze non è una facoltà umana, è una prerogativa che non ci appartiene e che non possiamo praticare. E poi giudichiamo gli altri in virtù di quali leggi? Non c’è nessuna legge, lo facciamo solo in base alle nostre convinzioni e ai nostri preconcetti! Non ci si rende conto che il giudizio è un’arma pericolosa che ci fa perdere tutto il bello del contatto umano, del conoscersi e del camminare insieme.
Il potere di giudicare è una prerogativa solo di Dio. Il Dio che, con qualsiasi nome vogliamo chiamare (Dio, Allah, Yahvè, o semplicemente Energia), è lì pronto per tutti.
Dio che ci ha riempito di strumenti per operare e crescere ed il più bello di tutti è il libero arbitrio. Dio che mi permette di scegliere, Dio che mi permette di sbagliare per poter capire e crescere e che, nonostante abbia il potere, non mi giudica ma mi perdona.
È questa l’altra prerogativa, l’altro strumento che dobbiamo usare: il Perdono. Dobbiamo perdonare, e perdonare prima di tutto noi stessi, perché siamo semplicemente esseri umani in viaggio, in un meraviglioso -anche se difficile e doloroso- cammino verso l’Amore!
Tu Alessandro, come tutti i grandi, hai aperto una strada!
Adesso tocca agli altri, a noi, proseguire i lavori, asfaltarla e percorrerla.
Oggi prevale ancora il dolore! Il Dolore del distacco fisico.
Il mio Dolore di padre alimentato dal tormento di non essere stato capace di darTi ancora di più.
In queste 2 notti di tormento mi hai consolato Tu.
Ci siamo detti tante cose nostre. Mi hai detto e dimostrato che oggi hai, finalmente, quella serenità che avevi da bambino, che hanno tutti i bambini.
Oggi è giusto che prevalga il dolore ma, la consapevolezza di esserci e di essere sempre insieme, anche se in modo diverso, sostituirà il dolore con la serenità.
Alessandro ed io vorremmo che questa vicenda aiutasse ognuno di noi ad aprire un po’ di più il proprio cuore.
Vi chiedo di osservare un attimo di concentrazione e silenzio e permettere a ognuno di noi di ascoltare e ascoltarsi.
Chiedo a tutti voi che siete qui con me di chiudere per un attimo gli occhi e di salutare Alessandro.
In silenzio! Immaginate di fargli “ciao” con la mano. Lasciate le mani aperte e guardatelo mentre va verso il suo nuovo progetto.