5 Marzo 2013
Siamo stati intervistati per FUL il magazine di attualità società e intrattenimento che circola in diversi locali a Firenze.
di seguito trovate l’intervista di Daniel Meyer a Fabrizio Paoletti nelle pagine di FUL di Febbraio (a pag. 8 ) che riportiamo integralmente:
L’UGUAGLIANZA NELLA DIVERSITÁ
QUANDO LA FAMIGLIA HA IL COLORE DELL’ARCOBALENO
“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.
Testo di Daniel Meyer, foto di Fabrizio Paoletti
L’ incipit dell’articolo 3 della Costituzione italiana parla di uguaglianza. Ė paradossale, ma è proprio ciò che più diamo per scontato ciò che più dovremmomettere in discussione.
Alle volte servono dei punti di svolta per capirlo, per rimettere tutto in discussione. A Fabrizio Paoletti è successo undici anni fa. Una vita che qualcuno definirebbe “normale”: un lavoro, un matrimonio, una bimba. Poi tutto cambia: il matrimonio finisce, e lui si ritrova solo con i suoi pensieri. Si guarda allo specchio. «C’era qualcosa che stonava, che non quadrava». La risposta giusta arriva solo se ti fai la domanda giusta; occorrono intelligenza e coraggio. Ma lui vuole arrivare alla verità, essere sincero con sé stesso per poter offrire la stessa sincerità, la stessa onestà, anche agli altri. Capisce – o forse, dentro di sé lo ha sempre saputo- di essere attratto dagli uomini. Si riappropria della sua vita. Non è facile ripartire, non è facile ricostruire tutto, ma lui va avanti. E, oggi che ha trovato la sua strada, è pronto a indicarla anche agli altri.
Così, assieme a Cecilia d’Avos, Valentina Violino e Alessandro Ozimo (da poco scomparso, ma rimasto nei cuori di chi lo ha conosciuto) nel febbraio del 2011 fonda l’associazione Rete
Genitori Rainbow, di cui oggi è co-presidente assieme a Cecilia D’Avos. Tutto ruota attorno alla famiglia. O meglio, alle famiglie. «La famiglia è un mito. Ci sono le famiglie» spiega Paoletti. Omosessuali, bisessuali, trans: la Rete Genitori Rainbow aiuta e dà sostegno a tutti coloro che, come dice, presentano «una non rispondenza al genere ideologico della loro identità», ma per le ragioni più varie hanno anche dei figli. Non è sempre facile, per chi ha un’identità di genere non incasellabile. «Entri in un mondo totalmente oscuro, e non sai come gestirti nelle relazioni, anche quelle più fondamentali». E continua:«Abbiamo dovuto fare esperienza battendoci il capo… e di conseguenza abbiamo deciso di dare vita a dei servizi per le persone che si trovano nella nostra stessa situazione». Oggi la Rete Genitori Rainbow aiuta molte famiglie. Grazie ad un sito Internet, per informare chi ne ha bisogno, ad un forum sul web, che dà accesso a tutti -garantito e anonimo- a una linea telefonica di ascolto, a interventi pubblici, convegni, incontri con il pubblico. «Cerchiamo un dialogo» spiega Fabrizio, che considera la Rete come una grande famiglia; una rete tra genitori che solidarizzano tra loro e stanno uniti, ma anche una rete di collaboratori più ampia: psicologi, psicoterapeuti, legali, mediatori familiari, assistenti sociali. Per Paoletti «la sessualità non è un sì o un no, non è binaria, ma un continuum che va dall’eterosessualità all’omosessualità». Parla di «stereotipo di genere». «Si assume che il genere, che il ruolo di madre e padre, abbiano una connotazione specifica. In realtà è più una tipizzazione borghese dell’Ottocento». E aggiunge: «Essere omosessuale e essere genitori sono due condizioni che non stridono: l’allevare un figlio non è in relazione con l’orientamento sessuale».
Ma non sempre la società e le istituzioni tengono il passo con i cambiamenti. Secondo Paoletti, uno dei problemi centrali è della preparazione dei professionisti: giudici, assistenti sociali, psicologi e psicoterapeuti, spesso mancano degli strumenti professionali e culturali per operare con piena competenza. E nella scuola manca un’adeguata informazione.
Eppure, Firenze è tra le città con una legislazione più progredita, in questo senso. Da poco è stata istituita la Consulta per il Contrasto dell’Omotransfobia e per i Diritti delle Persone LGBTI, presieduta da Susanna Agostini, con l’intenzione di rappresentare chi è coinvolto da lesioni di libertà personali e diseguaglianze legate al tema omotransfobico.
Il fulcro è l’autenticità dei rapporti. «La visibilità, l’essere aperti, sono una condizione di base. E noi lavoriamo per affermare questo principio». Verità, sincerità. Paoletti lo spiega bene: «Ciascuna persona ha una sua interiorità, una sua identità, che deve ricercare. Siamo tutti diversi: ma viceversa si tende a catalogare, a sclerotizzare, a stereotipizzare tutti i comportamenti. Questo è un danno, perché poi nessuno si sente libero di ricercare sé stesso. Che poi è il fine ultimo dell’esistenza umana». Un altro paradosso: l’uguaglianza sta nella diversità.
English Version
Here is what happened to Fabrizio Paoletti 11 years ago: he had a “normal” life with his wife and daughter, he had a job. All of a sudden everything changed: his marriage came to an end so he remained alone, and managed to realize that he was actually attracted by men. He’d always been. In 2011 Fabrizio founds, together with Cecilia D’Avos, Valentina Violino and Alessandro Ozimo, the “Rainbow parents network” for those who do not correspond to the ideological gender of their identity but for some reason have children, because “Family is a myth, there are families”, explains Fabrizio.
They help many families today through a website, a web forum, a telephone line, briefings, public interventions. The network is kind of a family too: parents get connected and fraternize; but also psychotherapists, psychologists, lawyers, welfare workers can join to help. Fabrizio talks about “gender stereotypes” and explains that the specific connotation of father’s and mother’s respective roles in the family are old, that being a parent as well as a homosexual doesn’t at all preclude the good and healthy raise of a child. Institutions, though, may be a problem because they often don’t move with the times: according to Fabrizio one of the main problems is the knowledge and competence of professionals when it comes to this subject. Magistrates, psychologists and so on should have an adequate preparation, and school lacks of providing the right information to students, even though Florence has quite improved with the institution of “Consulta per il Contrasto dell’Omotransfobia e per I Diritti delle Persone LGBTI” (Council against homo/trans phobia and for therights of LGBTI people) which aims to represent those who have had their personal freedom and rights denied because of their condition.
“Each human being has its own identity which he must research. We’re all different but we always need to classify, stereotype behaviours, and this harm us because we do not feel free to research our inner selves, though this is the actual purpose of our lives”. Another paradox: equality is found in diversity.•