5 Gennaio 2015
Al Presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni
All’Assessore Assessore alle Culture, Identità e Autonomie della Regione Lombardia Cristina Cappellini
E p.c.
Al Ministero degli Affari Regionali – Roma
All’ANCI- Roma
All’UNAR – Roma
Milano, 3 Gennaio 2015
Oggetto : Incontro a difesa della famiglia organizzato dalla Regione Lombardia per il 17/1/1015, in collaborazione con Alleanza Cattolica, Fondazione Tempi, Obiettivo Chaire, Nonni 2.0 avente per titolo “Difendere la Famiglia per difendere la Comunità”.
Apprendiamo con assoluto sconcerto che è stato organizzato a cura della Regione Lombardia un Incontro a difesa della famiglia dal titolo “Difendere la Famiglia per difendere la Comunità” in collaborazione con Alleanza Cattolica, Fondazione Tempi, Obiettivo Chaire, Nonni 2.0. Naturalmente verrà aperto da Lei assessore Cappellini e chiuso da Lei presidente Maroni.
Il titolo è accattivante ma quando abbiamo visto il programma ed i relatori abbiamo ben compreso che di tutt’altro si tratta e cioè dell’ennesimo attacco organizzato con alcune figure ed organizzazioni dell’integralismo cattolico contro le persone LGBTI in tema di diritti nel tentativo di negare la liceità delle relazioni di amore tra persone dello stesso sesso e per impedire qualsiasi riconoscimento da parte dello stato alle loro unioni . Questo naturalmente in nome della difesa di una istituzione, la famiglia, che nessuno si sogna di mettere in discussione, anzi.
Fin qui non ci sarebbe nulla di strano o di nuovo se non fosse che chi organizza è una istituzione pubblica all’interno della propria sede; e inoltre cosa ci sta a fare il logo dell’EXPO 2015 sul manifesto di convocazione?
E’ grave, assolutamente unilaterale e scorretto, non separare l’attività istituzionale da quella di partiti, movimenti ed ideologie che sostengono le maggioranze. Occorre sempre correttezza istituzionale e rispetto della pluralità.
Per entrare nel merito a noi pare che una istituzione dovrebbe tener conto del dibattito politico e culturale nella società nonché della ricerca scientifica e non essere promotrice di iniziative partigiane e divisive figlie di stereotipi e pregiudizi non basati su alcuna acquisizione scientifica ma su principi che appartengono alla sfera individuale e non possono in alcun caso essere usati per ferire o colpire altri o per pretendere omologazione di tutti e della società civile al proprio sentire.
Abbiamo il dovere di ricordare il dolore e la sofferenza che provano migliaia di giovani e meno giovani a causa degli insulti, dell’isolamento sociale, delle discriminazioni e degli atti di omofobia subiti perché omosessuali o transessuali. E come non tenere in mente i tanti genitori che vivono la scoperta o l’accettazione della loro omosessualità o transessualità da adulti, perché da giovani non si sono potuti riconoscere per l’educazione discriminatoria verso le diversità, e non hanno aiuto neanche oggi dalle istituzioni per farsi comprendere dai loro figli e figlie, che dalla scuola ricevono una educazione sessista e discriminatoria? E i figli di famiglie omogenitoriali che nelle stesse scuole ricevono una educazione che non contempla loro e le loro famiglie ? Ed è infatti un dato di realtà che la forma della famiglia non sia una sola ma le famiglie plurali sono sostanza di ricchezza di umanità e risorse nella società, e certo non solo quelle omosessuali!
Ci troviamo di fronte a persone che “sono” non “scelgono” e quindi attacchi, discriminazioni e svilimento della sfera affettiva e relazionale noi le rigettiamo con forza.
Non ci sono ,a prescindere da quello che qualcuno pensa, modelli da esportare. Tra l’altro perché un giovane dovrebbe “scegliere” di mettersi in una situazione che oggi prevede la necessità di un percorso spesso doloroso? Sembrerebbe per lo meno bizzarro. E comunque anche se per assurdo fosse una scelta, e la comunità scientifica nega ormai da anni questa ipotesi, chi dovrebbe essere il giudice?
Non si può insegnare a essere gay come non si può insegnare ad essere etero, né la richiesta di matrimonio egualitario e riconoscimento civile per le coppie dello stesso sesso inficia minimamente l’istituto matrimoniale etero. La crisi della famiglia “tradizionale” viene da lontano e nulla ha a vedere con i diritti delle persone LGBTI quanto piuttosto con profonde modificazioni sociali, economiche e di valori. Se qualcuno per sua tranquillità pensa il contrario ci sembra che sia fuori strada.
Questo ed altro vorremmo poter dire in una sede autorevole se si accettasse un confronto sereno e costruttivo e soprattutto si riconoscesse valore a tutte le persone per come sono e non per come qualcuno le vorrebbe.
Con la presente invitiamo la Regione Lombardia a non dar corso all’ iniziativa nei termini previsti ma semmai a volerla riprogrammare in termini meno faziosi ed unilaterali.
In attesa di un cenno di riscontro
Per A.GE.D.O., Fiorenzo Gimelli, presidente
Per Famiglie Arcobaleno, Giuseppina La Delfa, presidente
Per Rete Genitori Rainbow, Cecilia d’Avos, copresidente Fabrizio Paoletti, copresidente