21 Febbraio 2014
Pubblichiamo l’articolo di Geraldine Morlino su Rete Genitori Rainbow pubblicato sul magazine web mentelocale.it
Alla scoperta della Rete Genitori Rainbow
Un viaggio nell’associazione che si occupa dei diritti di padri e madri Lgbt. Che dopo la nascita dei figli hanno scoperto la propria omosessualità. In Italia sono 100mila i bambini con un genitore omosessuale
Provo un’emozione intensa per il viaggio che sto per affrontare. Sarà un percorso a più fermate, attraverso sentimenti forti. Mi soffermerò soprattutto sul lungo e duro cammino di chi riparte da se stesso, come scelta d’amore.
Comincia oggi, quindi, la mia lenta scoperta della Rete Genitori Rainbow, Associazione di Volontariato che offreascolto e supporto ai genitori lesbiche, gay, bisessuali e transessuali con figli avuti da relazioni etero.
Rete Genitori Rainbow, fondata il 14 febbraio 2011, con sede a Firenze, è nata dall’esigenza dei soci fondatori di dare il supporto e gli strumenti necessari a chi si trova ad affrontare quel che loro stessi avevano vissuto: la consapevolezza della propria omo e transessualità dopo aver avuto figli.
Naturalmente l’aiuto è esteso anche a loro, come ai familiari, attuali partner e, se lo desiderano, anche agli ex coniugi.
Il Consiglio Direttivo è composto da Cecilia d’Avos e Fabrizio Paoletti, copresidenti, e Valentina Violino.
Conosco Cecilia, che vive a Roma, da dieci anni esatti. Il nostro primo incontro è avvenuto a Bologna, un sabato di giugno, insieme ad altre quattro amiche. Probabilmente alcune di noi conservano ancora la foto di queste sei anime irrequiete attorno ad un tavolino del Cafè de Paris, con i bicchieri di caipirinha in bella evidenza. Mi sembra sia passata qualche vita da allora, da parte mia caratterizzata da tanti errori e sciocchezze. E qualcosa di decente combinato negli ultimi anni.
Cecilia, molto prima di me, ha compiuto cambiamenti e passi importanti. E adesso si occupa dell’associazione con un impegno totale: «È diventato un lavoro», mi confida.
Parliamo al telefono a più riprese, dopo qualche anno di lontananza. La prima volta è un sabato verso sera, mentre passeggio e guardo le nuvole passare veloci e quasi tuffarsi nell’orizzonte di Camogli. Anche Cecilia sta andando verso il mare, da Roma a Tarquinia. In questo modo abbraccio per la prima volta la Rete Genitori Rainbow.
Come detto, l’associazione fornisce supporto ai genitori LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transessuali) e alle persone a loro collegate da vincoli di parentela o relazione. Lo scopo è ilsostegno alla persona e la difesa dei diritti.
Rete Genitori Rainbow rispetta la riservatezza. Scoprirsi omosessuali o transessuali dopo aver creato una famiglia tradizionale etero, comporta un percorso spesso lacerante: «Quello che ho imparato dalla mia esperienza è che all’inizio della nuova consapevolezza di sè si riesce a sentire una sensazione fortissima: la paura», precisa Cecilia.
È possibile accedere ai servizi offerti anche senza sottoscrivere la tessera associativa. Inoltre si può partecipare in anonimato, usando un nick, per tutto il tempo desiderato.
I servizi virtuali consistono in un sito Internet, un forum web gratuito e anonimo, linea telefonica di ascolto, presenza su facebook, twitter, youtube.
Nel reale, invece, troviamo gli RGR day, giornate di accoglienza, incontri di Auto-Mutuo-Aiuto, che si tengono regolarmente a Roma, Torino, Milano, Firenze/Toscana e nel Veneto.
I Genitori Rainbow si ritrovano nelle principali città, perchè è fondamentale costruire una rete di conoscenza e solidarietà fra le persone, quindi fra tutte le parti coinvolte. Vengono inoltre organizzati seminari con psicologi specializzati.
Secondo la ricerca Modidi, sono centomila i figli con almeno un genitore omosessuale. La stragrande maggioranza di loro è stata concepita in precedenti matrimoni e/o relazioni etero, matra le nuove generazioni il numero di coppie gay/lesbiche che scelgono di diventare genitori è in aumento (Lingiardi-Calisto 2011).
Secondo, invece, il Centro Studi dell’Associazione Avvocati Matrimonialisti Italiani, la percentuale di separazioni giudiziali a causa omosessuale arriva all’11%, ma un numero considerevole di coppie optano per la consensuale pur di tenere nascosta tale ragione come motivo della separazione.
Rete Genitori Rainbow opera a tutto campo contro l’omofobia. Progetta corsi di formazione e convegni. Partecipa attivamente ai Comitati Organizzatori Pride in molte città. È membro di Associazioni Internazionali come Ilga Europe (International Lesbian, Gay, Bisexual, Trans and Intersex Association) e Nelfa (Network of European LGBT Families Association).
Nell’apposita pagina del sito, si trova l’elenco delle Associazioni con cui RGR collabora, fra le quali compare Genova Gaya Le Ninfe.
La Rete Genitori Rainbow è accreditata UNAR, Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali a difesa delle differenze, che opera nell’ambito del Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il Consiglio d’Europa ha promosso il programma «Combattere le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere» al quale UNAR ha aderito. Ha quindi predisposto e coordinato una Strategia Nazionale in collaborazione con le diverse realtà istituzionali, le parti sociali e le Associazioni LGBT, e Rete Genitori Ranbow ne fa parte.
Cecilia tornerà presto con noi di mentelocale.it, per raccontarci la sua storia. Se ne può trovare una piccola anticipazione sul sito di RGR: è la testimonianza di Francesca, sua figlia, rilasciata durante il programma radiofonico Oltre le Differenze. Con grande serenità e naturalezza, racconta il coming out della mamma con lei.
E, a proposito di testimonianze, consiglio di lasciare fuori dalla porta e dalla mente, per qualche decina di minuti, il resto del mondo. Le storie di Morena e James valgono ogni minuto trascorso a leggere. Catturano inevitabilmente.
Entambi scoprono l’omosessualità dei rispettivi coniugi e decidono di affrontare a viso aperto la sofferenza, la disperazione, le paure per una situazione che non hanno scelto e che mai avrebbero pensato di vivere.
Cito alcune parole di Morena: «A volte penso che odiare sia la strada più semplice, non ti obbliga alla fatica di passare tutto ciò che ho passato, non ti costringe a metterti in crisi, non ti fa sentire incompresa dagli altri anzi… Ma la fatica non fatta prima si paga sul lungo periodo… Forse ho sudato, pianto, ma ora quel che ho raggiunto, che abbiamo raggiunto, guai a chi me lo tocca!»
Qui si incontrano tante persone che scelgono la strada più dura e complicata, credendo che si possa rinascere, finalmente autentici e consapevoli. Questo è, davvero, l’amore.
Geraldina Morlino