7 Gennaio 2025
Questo libro, “La vita non è binaria”, non parla espressamente di genitorialità trans* ma è stato scritto da un genitore trans*, Alex Iantaffi, a quattro mani con Meg-John Barker.
Alex, nato in Italia ma residente all’estero da quando aveva diciannove anni, non è infatti solo una persona trans* con una figlia, ma è anche un terapeuta familiare e sessuale (perchè sì, le persone trans* studiano, lavorano e vivono e spesso hanno molti saperi da condividere).
Ed è proprio grazie alle tecniche e alle esperienze maturate nel suo lavoro e alla sua posizione di persona trans emigrata che Alex scrive questo testo come co-autore.
Nella “vita non è binaria” i due autori considerano infatti le loro “esperienze di bisessualità e non binarismo come punto di partenza per l’esplorazione dell’intera idea di essere tra o oltre il binarismo di genere in diversi aspetti delle nostre vite”.
Nel corso del libro analizzano l’origine del pensiero binario e polarizzato e di come questo spesso limiti la nostra comprensione, le nostre scelte, le nostre azioni, i nostri modi di relazionarci con noi stessi e con l’esterno.
Ma di questo libro vorremmo citare la parte che, come genitori trans*, ci ha maggiormente rispecchiato, quella in cui Alex parla della sua genitorialità di persona trans e di come questa abbia attraversato nel tempo i binarismi:
“Un’altra parte della mia identità che è cambiata nel tempo riguarda la genitorialità. Quando ho dato alla luce mia figlia sapevo di essere queer in termini di genere e sicuramente in termini di sessualità. Tuttavia, pensavo erroneamente di dover essere androgino per essere genderqueer, cosa ovviamente non vera. Questo significa che mi identificavo ancora come cis e in qualche modo conforme al genere. Quando ho dato alla luce mia figlia ero una madre. Per lei sono una madre perchè non lo associa a un ruolo di genere. Sono una madre e anche una persona trans maschile. Lei dice “mia madre ” e “lui” (io uso sia il pronome neutro “they” che quello maschile “lui”) per riferirsi a me, con la facilità di chi lo fa da dieci anni.
Ho vissuto il passaggio dall’essere una madre che ha avuto un difficile parto cesareo d’emergenza, ha allattato al seno e ha messo al mondo una figlia, all’essere un genitore non binario invisibile.. Come si fa ad accedere alle risorse quando sono chiaramente rivolte alle donne, ma tu non lo sei? Partecipo al seminario su come affrontare il dolore per il parto cesareo , rischiando di essere potenzialmente mal interpretato, o affronto questa esperienza da solo? Quanta energia spendo per dire alle mie amicizie che, solo perchè lei mi chiama mamma, loro devono comunque usare i miei pronomi? Capisco che è controcorrente, ma anche loro possono disaccoppiare il ruolo di madre da un genere specifico. Molti altri genitori non binari che conosco si identificavano già come tali quando sono nati i loro figli. Io sono stato prima una mamma e ora sto ancora cercando di capire quale sia il mio posto. L’unica persona che non sembra turbata da questa situazione è mia figlia. Sono una madre, sono trans e lei ha vissuto con me in spazi liminali per tutta la vita”