29 Maggio 2013
Il pride di Torino nel 2013 è Family Pride e vuole ricordare che le famiglie sono tante e diversificate e che l’orientamento sessuale dei suoi componenti o la loro identità di genere, conforme o meno al dato biologico, non è rilevante per la sua costituzione.
Non è il genere, la sessualità, l’identità che fanno le famiglie, ma esse si fondano e si nutrono degli affetti e delle relazioni che vivono fra tutti i membri della famiglia, nessuno escluso.
Il Family Pride di Torino è dedicato alla memoria del nostro socio cofondatore Alessandro Ozimo, coordinatore del Torino Pride nelle ultime settimane della sua vita. Alessandro ha fatto moltissimo per il riconoscimento delle relazioni affettive e dei legami genitoriali per le persone LGBTI, noi di Rete Genitori Rainbow teniamo bene in mente la forza, la sicurezza, la naturalezza che lo contraddistinguevano in tutte le sue azioni di rivendicazione dei nostri diritti.
Alla Conferenza stampa di presentazione del Torino Family Pride, il 17 APrile scorso, questo il discorso pronunciato dalla cofondatrice di Rete Genitori Rainbow, Valentina Violino
FAMILY PRIDE: QUANTE FAMIGLIE CONOSCI?
La parata dell’orgoglio gay di Torino quest’anno è celebrata in memoria di Alessandro Ozimo, improvvisamente e tragicamente scomparso all’inizio dello scorso dicembre.
Alessandro era un attivista gay, l’allora neo eletto coordinatore del Coordinamento Torino Pride, figura solidale e forte dello scenario urbano, un padre ed ex marito riconoscente ed affettuoso, un amico presente. Con lui e altri amici e amiche, gay e lesbiche, abbiamo fondato Rete Genitori Rainbow, l’associazione che si rivolte a mamme e papà come Alessandro e come me: omosessuali e transessuali con figli da relazioni etero.
L’ho conosciuto 6anni fa. Allora aveva da poco realizzato che, a fronte di un’esistenza al fianco della donna che era diventata sua moglie e grazie alla quale era diventato padre della piccola Eloise, si era innamorato di un uomo… l’aver messo a fuoco il proprio orientamento omosessuale aveva dato un senso – perchè ne aveva permesso l’interpretazione – a ricordi, episodi, momenti, aneddoti, sogni riconducibili al fatto che a lui gli uomini erano probabilmente sempre piaciuti ma non aveva saputo capirlo perchè il contesto in cui era vissuto non gli aveva permesso di dar voce a quelle emozioni e di pensarsi gay.
Lo ricordo preoccupato x la sofferenza della moglie e ci chiese, a me e alla mia compagna con la quale vivo insieme alle nostre figlie, di incontrarla x aiutarla a fare chiarezza, capire che lui era sempre la stessa persona e, nonostante tra di loro ci fosse un profondo affetto e la piccola Eloise tanto voluta e tanto amata, la loro relazione era irrimediabilmente cambiata. Gli fu chiara presto la complessità dei vissuti dei genitori gay, lesbiche, bisessuali e transessuali che avevano avuto figli da precedenti relazioni.
Del difficile equilibrio tra accettazione, autoconsapevolezza e dichiararsi con le persone più care e vicine che ci hanno sempre conosciuto vestiti di una tranquillizzante eterosessualità, delle paure che un genitore ha di non far la cosa giusta per i propri figli, della vergogna a raccontarsi, dei sensi di colpa a non aver capito prima, dell’angoscia di procurar dolore al coniuge, dello smarrimento di chi si sente solo in una società eteronormativa.
Alessandro ha presto avuto tutto ben chiaro. E al primo posto ha sempre messo il benessere della sua bambina a cui, crescendo, ha spiegato esattamente come stessero le cose, con un linguaggio adatto, con parole semplici, aspettando le domande della piccola a cui rispondere con serenità.
Qualche tempo dopo, come dicevo, è stato tra i soci fondatori, insieme a me, a Cecilia d’Avos e Fabrizio Paoletti, di RETE GENITORI RAINBOW, affinchè ci fosse in Italia una associazione che desse realmente ascolto, confronto, sostegno, informazioni, contatti a genitori omosessuali e transessuali con figli da precedenti relazioni etero, ma che fosse anche il luogo di incontro e confronto dei figli e degli ex mariti ed ex mogli, dei nonni, dei nostri nuovi partner che magari non hanno figli e mai hanno avuto una relazione eterosessuale… Ma anche per portare le nostre esigenze e i nostri disagi all’attenzione del movimento, del mondo politico e culturale.
Sì si tratta di storie di vita molto complesse, come dicevo prima, anche perché non sono mai previste!
Una ricerca italiana ormai di alcuni anni fa (Modi.di, 2005, Ministero della Salute e Arcigay) stimava, tra la popolazione omosessuale over 40, un 20,5% di lesbiche mamme ed un 17,7% di papà gay.
Eppure nella recente indagine ISTAT 2011 sulla popolazione omosessuale nella società italiana, alla domanda “con chi hai fatto coming out ?” era possibile rispondere mamma, papà, fratello, sorella, amici, colleghi ma non era contemplata la voce figli e nemmeno coniuge!
Stiamo parlando di una realtà numericamente importante e misconosciuta: dei 100mila figli di persone omosessuali, di cui tanto si parla, la stragrande maggioranza vive proprio la condizione – e spesso il disagio – dei nostri figli: nati in un contesto etero in cui poi un genitore ha preso consapevolezza della propria omosessualità o transessualità.
Quanta paura che in un’aula di tribunale un giudice possa sentenziare che non siamo buoni genitori! Quanta paura che l’insegnante dei nostri figli possa compatire o essere giudicante, per non dire del dramma del genitore che sente i figli ostili perchè l’altra figura genitoriale lo/la denigra!
Ho visto cause di separazione in cui le figlie minorenni non possono mai pernottare a casa del genitore omosessuale, genitori lesbiche o gay che non possono far frequentare il figlio all’attuale partner… so del divieto imposto da qualche ex di informare i propri figli sul proprio orientamento sessuale, so di perizie fatte sulle competenze genitoriali della mamma lesbica o del papà gay… L’Associazione Matrimonialisti Italiani stima che un 11% delle cause di separazione giudiziale vedono uno dei due genitori omosessuale, mentre non sappiamo quante possono essere le separazioni consensuali, quelle in cui i genitori cercano un accordo e talvolta ci riescono, a volte con il risultato illuminato della famiglia allargata 🙂
I gay, le lesbiche, i bisessuali, i e le trans nascono in una famiglia e spesso aspirano a crearsi una famiglia al pari degli eterosessuali. Dopo gli anni della liberazione sessuale in cui lesbiche, gay e trans si dichiaravano liberi dalla famiglia oggi le persone LGBT vogliono dichiararsi liberi anche nella famiglia!
Non vogliamo più la famiglia come il luogo del potere patriarcale ma come il luogo delle tutele.
Ci battiamo affinché la figura del genitore omosessuale e transessuale veda riconosciuta la propria sacrosanta dignità di genitore.
Parte della popolazione di lesbiche e gay pare interessata a riprodurre un modello di famiglia che ricalchi fedelmente la famiglia nucleare eterosessuale, arrivando talvolta ad una imitazione asfittica! Riteniamo necessario rivedere e personalizzare le dimensioni, le dinamiche, il concetto di famiglia, dare espressione al bisogno di declinare la famiglia nel modo più consono alle necessità e ai bisogni di ciascun membro.
Rete Genitori Rainbow sostiene e auspica il matrimonio egualitario, l’adozione per single e coppie omosessuali, una legge che riconosca i reati di omofobia lesbofobia e transfobia, una rivisitazione radicale della legge 40 o che preveda la libertà di redigere un testamento biologico perché si creino i presupposti di una società diversa, più civile ed inclusiva nella quale vivranno i nostri figli e nipoti, in cui non capiti più che persone come me abbiano a negarsi tanti anni o pensino di dover disconoscere il proprio orientamento sessuale, la propria identità, i propri affetti!
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In un contesto in cui è assente ogni riconoscimento legislativo per le relazioni affettive delle persone LGBTIQ e per i reati connessi all’omofobia e alla transfobia, abbiamo deciso di porre l’accento, per il Pride 2013, sulla questione delle famiglie, poiché riteniamo che:
– Sia necessario combattere innanzi tutto ogni forma di discriminazione e di violenza contro le persone LGBTIQ.
– Sia necessario riconoscere i diritti delle famiglie formate da persone gay e lesbiche e dei figli che ne fanno parte, siano essi nati all’interno della coppia o concepiti in una precedente relazione eterosessuale.
– Sia necessario tutelare le famiglie con figli non eterosessuali, che pagano lo stigma sociale di essere considerate ambienti educativi fallimentari.
Nel Pride, che è al tempo stesso commemorazione della rivolta di Stonewall del 1969 e occasione di festa, rivendicheremo, nella speranza che l’Italia segua i migliori esempi a livello internazionale, alcune azioni concrete:
– Il MATRIMONIO per le copie gay e lesbiche.
– Le UNIONI CIVILI accessibili a tutte le persone che vogliano scegliere liberamente quale istituto giuridico meglio le rappresenti e tuteli.
– Le ADOZIONI dei minori per i singoli, le singole e le coppie non eterosessuali.
– Il RICONOSCIMENTO DEL GENITORE NON BIOLOGICO nelle coppie omosessuali che procreano.
– L’abolizione della legge 40 sulla PROCREAZIONE MEDICALMENTE ASSISTITA .
– L’estensione della legge Mancino ai reati di OMOFOBIA, LESBOFOBIA E TRANSFOBIA.
– La revisione della legge 164/82 sul CAMBIO DI GENERE SESSUALE, per il riconoscimento del sesso desiderato nei propri documenti di identità, indipendentemente dagli interventi chirurgici di riassegnazione sessuale.
– La DEPATOLOGIZZAZIONE DELLA TRANSESSUALITA’ con la cancellazione dal DSM della transessualità in quanto malattia psichiatrica.
– Una LEGGE SUL TESTAMENTO BIOLOGICO che riconosca ai cittadini il diritto alla libera scelta sul proprio fine vita.
– Iniziative per la FORMAZIONE nelle strutture pubbliche di figure chiave quali: mediatori familiari, assistenti sociali e tutte e tutti coloro che vengono in contatto con i genitori omosessuali e transessuali nel contesto di una separazione.
Il Pride 2013 è dedicato ad Alessandro Ozimo, nostro coordinatore, ed ai temi che maggiormente gli stavano a cuore e per i quali si è sempre battuto: le famiglie di e con persone LGBTIQ e la solidarietà.