31 Marzo 2024
Mi chiamo Francesca Moretti e nel 2023 mi sono laureata in giurisprudenza presso l’Università La
Sapienza di Roma con la votazione di 110 e lode, redigendo una tesi comparata fra l’ordinamento
francese e quello italiano in merito alla PMA e trascorrendo una parte del periodo di ricerca in
Francia. A marzo 2024 ho conseguito a pieni voti il titolo di Master di II livello in Diritto del
Minore presso la medesima Università. Attualmente sono iscritta al I° anno di Dottorato presso
l’Università dell’Aquila e sto svolgendo la pratica forense e la scuola forense.
La scelta di affrontare la tematica del regime parentale delle persone TGD e, in generale, la legge
n. 164/1982 nasce dalla consapevolezza del mutamento sociale delle famiglie e della vera e propria
rivoluzione che il diritto di famiglia e, in particolare, la filiazione stanno oggi vivendo. Infatti,
abbraccio pienamente la lettura della famiglia come primissima formazione sociale con la quale
tutti noi entriamo a contatto e dell’importanza che essa assume nello sviluppo della personalità
dell’individuo, come battezzato all’art. 2 della nostra Costituzione.
Credo che la società, quindi anche il diritto che ne è lo specchio, debba compiere passi in avanti
verso l’inclusività e la stigmatizzazione dei pregiudizi, residenti soprattutto nel linguaggio (sia
quotidiano che accademico), che colpiscono specialmente le persone TGD. Infatti, il linguaggio
può veicolare, talvolta inconsapevolmente, stereotipi culturali e pregiudizi che condizionano il
pensiero comune, sino a giungere a un’assurda normalizzazione degli stessi. Per tale ragione, una
delle finalità imprescindibili del presente lavoro consiste nella promozione di una corretta
informazione culturale e giuridica, attraverso l’adeguato linguaggio inclusivo al fine di estirpare il
seme dell’ignoranza, superabile solo mediante una corretta opera di divulgazione. Tale attività
attuerebbe un importante passo in avanti nel lungo percorso di equiparazione ai diritti delle persone
cisgender, senza mai dimenticare che, in uno Stato di diritto, il rispetto della dignità delle persone
non può pensare né conoscere eccezioni.
Senza l’aiuto di Egon, in qualità di referente alla genitorialità dell’associazione Rete Genitori
Rainbow, non avrei mai potuto raggiungere questo obiettivo. I suoi preziosi suggerimenti e
correzioni, oltre all’indicazione dei principali riferimenti bibliografici, sono stati per me
indispensabili.
Il presente lavoro, oltre a parlare della legge sul cambiamento di genere e delle tematiche ad essa
connesse, è volto a trattare l’ignorata realtà della transgenitorialità, con riguardo al solo punto di
vista del genitore transgender, inteso come colui che ha intrapreso un percorso di affermazione di
genere e ottenuto la rettifica anagrafica di genere mediante sentenza passata in giudicato.
Leitmotiv dell’intera ricerca è la consapevolezza che l’identità di genere e la genitorialità sono
sfere della persona autonome e distinte. Decidere di intraprendere un percorso di affermazione di
genere non dovrebbe implicare automaticamente la rinuncia alla genitorialità, e viceversa. Di questo
aspetto, però, se ne occupa la scienza psicologica.
La tesina è composta da tre Capitoli:
1) Il Capitolo I verte su un inquadramento generale della persona transgender, con cenni alla
transgenitorialità e la spiegazione inevitabile dei connessi diritti all’identità personale e
all’identità di genere;
2) Il Capitolo II tratta in modo approfondito la legge sul cambiamento di genere, le sue
implicazioni nella vita matrimoniale e il vuoto normativo vigente in merito alla
transgenitorialità. Essenziali sono dei cenni comparatistici e i richiami non solo alla
giurisprudenza nazionale, che è esigua, ma anche alla giurisprudenza sovranazionale;
3) Il Capitolo III, infine, oltre a dar conto della preziosa collaborazione con l’associazione Rete
Genitori Rainbow, ha l’obiettivo di dar voce ad una problematica, in particolare, che riguarda
la quotidianità dei genitori transgender: la dicitura del genitore TGD da usare nei documenti
dei figli.
In conclusione, colgo l’occasione per ringraziare Egon della sua disponibilità nei miei confronti e
l’intera Associazione.