I dubbi sul Careggi di Gasparri fonte di transnegatività e disinformazione: difendiamo l’accesso ai servizi per i percorsi di affermazione di genere nella sanità pubblica. 

23 Dicembre 2023

Le persone trans* con figl3 hanno subito una enorme quantità di stigma: negli anni ‘80, nel nostro paese, le persone transgender che avevano figl3 ricevevano sentenze nelle quali il giudice revocava loro quella che allora si chiamava “patria potestà” e i clinici consigliavano di allontanarsi dalla famiglia e di abbandonare i/le figl3 e trasferirsi in un’altra città, dove vivere la “nuova vita” secondo il genere esperito. Persone e famiglie distrutte e smembrate e in base a cosa? In base alla paura che le persone trans* danneggiassero con la loro presenza i/le minori, quella paura che, fino al 2015, ha indotto i nostri tribunali a sterilizzare forzosamente le persone transgender che chiedevano la rettifica dei documenti. 

Questo “panico” era basato su degli assunti che in seguito sono passati al vaglio della ricerca scientifica e della reale esperienza delle persone trans* genitori e dei/lle loro figl3 e si sono dimostrati assolutamente privi di fondamento, si sono rivelati per quelli che erano: dei puri pregiudizi, puntuale transnegatività (pregiudiziale negativa e stigma noi confronti di persone non cisgender). 

D’altra parte, noi persone non eterosessuali e non cisgender siamo abituate al “panico sociale” che le nostre vite suscitano: da due secoli siamo incolpate nelle società occidentali di contaminare l’ambiente sociale e soprattutto, pericolosamente, di fuorviare i/le bambin3. 

Alla fine, la ragione e la giustizia hanno prevalso: nelle sentenze che riguardano la capacità e la responsabilità genitoriali delle persone trans*, è stato proprio il “migliore interesse dei/lle bambin3” ad essere tutelato, che è quello di non vedersi strappare via un genitore “sufficientemente buono” (Winnicot), solo perché persona trans*, grazie anche all’emergere di una letteratura scientifica assodata a cui i/le professionist3 possono riferirsi. 

Quando leggiamo questo articolo sui “dubbi di Gasparri sul Careggi” (pubblicato sul Corriere il 20 dicembre) ci sembra di vedere la stessa traiettoria: vite che dovrebbero essere spezzate in base a pregiudizi infondati e false informazioni. 

I/le bambin3 gender diverse o gender expansive (è sempre difficile scegliere una nomenclatura nel nostro linguaggio occidentale che sembra patologizzare ogni individuo non cis) esistono e sono sempre esistit3 e l’Ospedale di Careggi l3 segue con attenzione, avvalendosi di tutta la letteratura scientifica più aggiornata e di tutta l’esperienza che negli anni quest3 bambin3 e le loro famiglie hanno portato e guardando al miglior interesse del/lla minore. 

Nell’ultima versione degli Standard of Care che il WPATH (World Professional Association for Tarnsgender Health) ha redatto lo scorso anno e di cui si sta procedendo alla traduzione in italiano, nel capitolo espressamente dedicato ai/lle bambin3, viene detto chiaramente che non tutt3 i/le bambin3 gender variant e le loro famiglie hanno bisogno del contributo dei/lle professionist3 della Salute Mentale, poiché la diversità di genere non è un problema di salute mentale. Tuttavia, scrivono che “è spesso appropriato e utile avvalersi di psicoterapia in caso di disagio o di preoccupazioni, espresse dai genitori, per migliorare la salute psicosociale e prevenire ulteriori disagi”. Ed è quello che all’ospedale di Careggi viene fatto. Perché quando si parla di bambin3 si sta parlando “solo” di percorsi di affermazione di genere a livello sociale e non si parla di somministrare alcunché. 

Quando si tocca l’argomento dei bloccanti si sta già parlando di adolescenti, perché i bloccanti non vengono somministrati prima del raggiungimento del secondo stadio Tanner e il WPATH raccomanda una presa in carico multidisciplinare, altra cosa che al Careggi viene fatta. 

Se c’è un problema intorno all’ospedale di Careggi non è tanto quello che fa o non fa, ma il fatto che debba provvedere ad accessi provenienti da tutta Italia, perché questi centri sono rari e l’accesso al servizio sanitario pubblico per le persone trans* in Italia è estremamente carente di offerta e di servizi disponibili. 

Ci vorrebbe che l’accesso ai reparti di endocrinologia per le persone trans* adulte fosse disponibile in tutti gli ospedali, almeno quelli di capoluoghi di provincia e che i centri in grado di prendere in carico anche minorenni come quello di Careggi fossero capillarizzati sul territorio italiano. Ma anche solo la capillarizzazione del servizio pubblico per le persone trans* adulte sul territorio darebbe già il risultato di alleviare la pressione su centri come quello di Careggi che forniscono prestazioni specialistiche su popolazioni trans* con bisogni particolari come quella dei/lle bambin3 gender divers3. 

Quindi invece di chiedere interrogazioni su un determinato centro ci si dovrebbe interrogare sulle difficoltà di accesso ai servizi sanitari pubblici indispensabili per le persone trans* e lavorare perché queste non vengano abbandonate in un limbo, spesso poi colmato dal servizio privato. Interroghiamoci sulla difesa della sanità pubblica! Per le persone trans* e non solo. 

Rete Genitori Rainbow 

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