6 Febbraio 2011
Sono venuto al mondo il nel 1965, da genitori giovani e ho vissuto la mia infanzia negli anni ’70 in una famiglia allargata dato che vivevamo a stretto contatto con i nonni e la famiglia dello zio paterno..
Da piccolino verso i 5 anni ricordo che alcuni bambini più grandi suscitavano il mio interesse, io volevo crescere per essere come loro.
Ho sempre avuto in me la ferma convinzione di volere dei figli cosa che mi ha spinto da sempre a pensare il mio futuro in un contesto di famiglia tradizionale, con una donna al mio fianco e dei figli.
L’infanzia e l’adolescenza sono scorse direi con normalità e con noia, durante le medie venni a contatto con quella ragazza che mi regalò attenzione ed ascolto legandomi a lei in uno speciale rapporto di intimità ed intesa su tanti livelli, con un feeling che andava oltre il comune. Avevamo 17 anni quando ci mettemmo insieme, avevo trovato un rifugio speciale per il mio cuore. In quel momento progettai la mia vita nell’impegno nello studio per un lavoro stabile e sicuro che mi garantisse quella vita sempre sognata. Ci sposammo dopo 11 anni di fidanzamento.
Mentre il mio cuore era devoto al mio sogno e perseverava nella costruzione di una unione, ideale e idealizzata, con grande impegno, c’era anche, nei pochi momenti di vita vissuta aldilà dello studio matto e disperatissimo, una scoperta di interesse per il maschile che mi muoveva profondamente dentro. Questo era subito isolato anestetizzato chirurgicamente reciso come impossibile per quella mia relazione che era stata scelta da me e che vedevo come un legame inscindibile, pur non essendomi ancora sposato.
Patisco negli anni dopo il nostro matrimonio una profonda depressione: da un lato la consapevolezza che per lei non provavo quella attrazione fisica che un maschio eterosessuale avrebbe provato per una donna così affascinante e bella come era mia moglie, ma in quel periodo la sofferenza per la perdita dei miei genitori che si allontanarono dall’Italia prevalse sulle altre perdite che soffrivo e confusero i piani del mio malessere. Compii sforzi per risollevarmi fino ad approdare al culmine della gioia che rinnovò la vita e spazzò via gli anni della buia depressione.. la nascita di mia figlia.
Per 2 anni e mezzo ho vissuto una realtà perfetta dove c’era la nostra cucciola al centro dell’universo. Ma la realtà familiare non è stata semplice mai, i miei, lontani, si separarano, mia madre rientrò dall’estero, mente mio padre fu reciso dalla relazione con noi.
Con mia moglie c’era un grande affiatamento dopo 19 anni di relazione e convivenza, ma qualcosa stonato si era intromesso tra di noi, il suo impegno per il lavoro suscitava i miei malumori per la scarsità della vita familiare, cosa che non realizzava perfettamente il mio ideale. E’ lei che si allontanò trovandosi innamorata di un altro, e facendomi piombare nella delusione dell’ennesimo abbandono e rifiuto.
E’ allora, mentre lottavo per non essere lasciato, che intravidi la possibilità di poter vivere quel sogno di un rapporto maschile che era chiuso da sempre nel mio cuore.. ma pure lottavo per non distruggere quel nucleo di famiglia che mi aveva da sempre spinto nelle direzioni di vita.
La separazione fu consensuale e con affido condiviso e la piccola iniziò a vivere con entrambi noi a giorni alterni.
Dopo pochi mesi conobbi un ragazzo e iniziai a vivere la mia prima relazione omosessuale . Da un lato vivevo la scoperta di emozioni e la consapevolezza di conoscermi per la prima volta, della realizzazione di un sogno sempre ritenuto impossibile e razionalmente negato, dall’altra l’evidenza della impossibilità di vivere pienamente la mia condizione umana di genitore e di omosessuale. In quegli anni vivevo con il mio compagno una vita sostanzialmente diversa da quella che vivevo poi con mia figlia. Furono anni comunque difficili di assestamento, senza riuscire a conciliare la dimensione affettiva familiare con quella affettiva extra-familiare cosa che mi creava un forte stress.
Dopo la fine di questa prima storia e un anno passato a cercare di comprendersi isolandosi ancora dal mondo un innamoramento molto intenso e molto difficile, che fini dopo pochi mesi mi lasciò in una crisi sentimentale ancor più forte. In quel momento inizia una ricerca più seria del significato dei miei percorsi.
Quando dopo alcuni mesi ritrovo una persona con cui sembrava possibile costruire qualcosa di importante, vengono a galla i limiti e le contraddizioni della mia esistenza. Dopo un anno difficile vengo a contatto con l’associazione delle Famiglie Arcobaleno e in parallelo inizio un percorso di introspezione individuale supportato da un terapeuta. Sono mesi intensi di scoperte e di messa in discussione di sé fino a fare affiorare alla mia coscienza le contraddizioni che alimentavano i miei dolori.
L’incontro dal vivo con il gruppo delle Famiglie Arcobaleno segnò per me una svolta: vedere uomini e donne omosessuali come me che nella loro dimensione affettiva di coppia avevano intrapreso un progetto che li aveva resi genitori, vedere i bambini e le bambine vivere in armonia e serenità con le loro mamme e i loro papà fu una esperienza che mi fece comprendere come l’essere omosessuale non porti alcuno svantaggio e nessun danno a questi bambini e che la condizione di avere figli ed essere famiglia in coppia omosessuale era più che possibile: era una realtà.
Il confronto con queste coppie di genitori omosessuali e con i genitori che avevano la mia stessa esperienza di relazione eterosessuale mi rese forte e mi fece comprendere al meglio come agire nei confronti della mia famiglia. La mia ex sapeva di me da dopo un anno della separazione, questo che inizialmente era rimasta un’informazione non ulteriormente commentata tra di noi più tardi nel corso degli anni si era andata chiarendo e molte parole le avevamo spese nel narrarci le nostre storie e come avevamo vissuto il momento di separazione e la scoperta della mia omosessualità.
Con mia figlia da sempre avevo considerato di non dover nascondere molto, avevo sempre avuto la certezza che per poterle dare il massimo da me avrei dovuto essere pienamente me stesso, e non negarmi una affettività con un altra persona una volta che ero rimasto da solo.
Lavinia comprendeva benissimo i significato della parola gay e lesbica. Quando dalle mie parti viene organizzate una fiaccolata contro l’omofobia ne approfittai per portarci mia figlia assieme a una mia amica e le spiegai il significato di quella manifestazione. Qualche mese più avanti lei stessa diceva a sua mamma che il suo papà “faceva il gay” col suo migliore amico e dichiara a tavola a cena che io e lui siamo “come fidanzati” perché ci sentiamo “tutti i giorni e più volte al giorno”.. siamo “più che amici” (i virgolettati sono testuali di mia figlia)
In un momento di crisi Lavinia vide il mio compagno allontanarsi e confidò alla mamma che no, forse si sbagliava, il suo papà non era gay. Questo mi parve davvero brutto: lei che aveva una evidenza chiara del nostro rapporto affettivo adesso si confondeva su quello che era la mia intima essenza. Fu così che il 25 di aprile 2008 poco prima dei 10 anni confidai a Lavinia che il mio desiderio di famiglia mi aveva portato ad ignorare una cosa molto importante di me, il fatto cioè che a me piacevano i ragazzi.. il suo sorriso illuminato mi aprì il cuore “ah ma io l’avevo già capito, chiedilo alla mamma!” e fu qualcosa di immenso che mi regalò serenità e infinita gratitudine per quella creatura che era in grado di vedermi solo come il suo papà, come era da sempre.
Ci sono stati momenti in cui si è di nuovo parlato di questo, naturalmente quando veniva per il contesto dei fatti di cronaca di omofobia, per la frequentazione con le altre famiglie arcobaleno.
Dal momento del mio coming out il mio compagno, che prima “era sempre tra i piedi”, assunse la fisionomia familiare della persona che mi era accanto, niente di meno, come il compagno della madre era naturale che fosse con noi nei fine settimana e a cena, cosa che prima non quadrava nel nostro contesto familiare.. da quel momento iniziammo ad essere un nucleo di persone legate da affetti, una famiglia allargata che viveva la sua dimensione “speciale” come tante altre situazioni che ci sono al mondo.
Fabrizio
di seguito il link alla mia testimonianza alla trasmissione Racconti di Vita su Rai3 Giugno 2008