Dopo i divieti del nuovo governo americano, la ricerca scientifica deve ripartire dalla comunità trans*

10 Febbraio 2025

Di Luka Ceraolo

Sabato 1 febbraio 2025, viene diffusa una notizia su alcuni canali media indipendenti statunitensi (per poi essere immediatamente ripresa da testate più mainstream, uno su tutti il Washington Post): da un gran numero di documenti, archivi, linee guida, report scientifici, moduli dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC – Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie, un importante organismo di controllo sulla sanità pubblica degli USA) viene richiesto di cancellare qualsiasi riferimento a svariati termini legati per la gran parte all’area tematica delle identità transgender e alla procreazione, al genere, alla salute delle persone LGBTQAI+ e al concetto di equità.

Inizialmente pare che tale direttiva sia partita da una email inviata a tutte le persone dipendenti del CDC:

All’arrivo di queste notizie solitamente provo a mantenere la calma e un atteggiamento razionale e cerco prima di tutto di assicurarmi che siano notizie vere da fonti verificabili. Il sito ufficiale dei CDC riporta, ad oggi, un messaggio che recita:

CDC’s website is being modified to comply with President Trump’s Executive Orders

Nonostante l’ente non rilasci dichiarazioni, i siti di altri organismi governativi federali, come riportato dal Washington Post, hanno cominciato a eliminare pagine relative ai termini “bannati” e, nel caso del Department of Health and Human Services è stato apertamente dichiarato che “tutte le modifiche apportate al sito web dell’HHS e ai siti web delle divisioni dell’HHS sono conformi agli ordini esecutivi del Presidente Trump dello scorso 20 gennaio”.

Quindi non solo la notizia pare drammaticamente vera, ma chi di dovere ha immediatamente recepito gli ordini e li ha messi in pratica con solerzia.

Nello specifico qui però stiamo parlando di direttive inviate per email alle persone dipendenti di tali organizzazioni: come verificare ulteriormente? Ho pensato che la cosa migliore fosse chiedere a più fonti dirette che negli anni si sono mostrate sempre attente e imparziali: contatti di prima mano con personale sanitario nordamericano e accademici/ricercatori con cui collaboro quotidianamente (di mestiere traduco testi universitari). Tutte le persone a cui ho chiesto, anche quelle fuori dalla mia bolla, confermano con decisione. Non si tratta ovviamente di un ban mondiale ma relativo a questo caso specifico. Una delle tante mosse “folli” del nuovo presidente statunitense che sin dai primi giorni di insediamento ha cominciato a portare avanti una politica propagandistica micidiale. Se anche tante delle sue nuove misure fossero in realtà impossibili da mettere in pratica, per il momento si porta avanti con il lavoro, poi si vedrà. Intanto l’idea che ci sia un pericolo da censurare, bambini e bambine da proteggere, nemici che bussano alle porte della brava gente viene insinuata. Poi magari si torna indietro su qualcosa ma a quel punto il danno è già stato fatto.

Che la genitorialità transgender facesse paura lo sapevamo da tempo, ma che non se ne potesse più parlare in determinati contesti medici e scientifici ufficiali, purché per il momento “limitati” agli Stati Uniti, non è notizia di tutti i giorni. Siamo abituati a pensare al mondo scientifico come un universo libero: linee guida accessibili a tutt*, pubblicazioni da condividere con tutte le persone colleghe e messe a disposizione di chiunque. Certo non censurabili. E invece, nonostante le rassicurazioni che ho personalmente ricevuto da alcuni docenti universitari europei sulla limitazione di tali censure solo al caso in oggetto, tutto, alla fin fine, può essere limitato e censurato. O quantomeno ci si può provare cominciando a epurare le fonti ufficiali su cui la ricerca si basa e rendendo difficilissimo il reperimento di dati sicuri.

Al di là delle conseguenze reali sulla lunga distanza e contraccolpi effettivi sulle ricerche scientifiche riguardo questo tema specifico, la situazione preoccupa ed è il momento di cominciare ad agire su più fronti. Uno di questi è sicuramente il progetto che i genitori transgender di RGR stanno portando avanti ormai da anni: la ricerca e le traduzioni.

La sezione “Genitorialità Trans* del sito di Rete Genitori Rainbow è un prezioso contenitore di risorse minuziosamente costruito negli anni: dalle traduzioni di ricerche scientifiche estere su cui ha lavorato un team di traduttori e traduttrici professionist*, alla partecipazione attiva a ricerche italiane e internazionali, dai sondaggi agli studi portati avanti direttamente dalla comunità e che si basano su esperienze reali, calcolabili, toccabili. Sono numerosi i documenti, scelti per qualità professionale e attualità, messi a disposizione di chiunque voglia saperne di più sull’argomento ed essere cert* delle proprie fonti. Inoltre, alcuni dei genitori di RGR partecipano attivamente a studi sociali e scientifici, convegni universitari, tavoli di lavoro e progetti su larga scala perché in un momento come questo, dove gli enti governativi ufficiali censurano, è da noi che deve venire la spinta, siamo noi che dobbiamo raccontarci, far venire fuori le nostre storie con potenza e razionalità. Le ricerche e gli archivi bannati è di noi che parlano: se nessuno vuole più scrivere dobbiamo essere noi a farlo e a stimolarli. La fonte è la stessa e anzi è diretta, non filtrata, non inquinata.

Se sei una persona che fa ricerca per università o altri enti e vuoi essere certa di parlare di genitorialità trans* in modo consapevole e verificabile, contattaci.

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