Egon Botteghi al Trans* Pride di Catania

23 Novembre 2025

Ieri, 22 novembre, in occasione del primo Trans Pride di Catania, Egon Botteghi, referente di Rete Genitori Rainbow per la genitorialità trans , ha portato la voce di molti genitori trans* e delle loro famiglie, contribuendo in modo significativo a questa prima edizione, già riconosciuta come un passaggio fondamentale per l’attivismo trans nel Sud Italia.**

Il Trans Pride di Catania rappresenta una nuova esperienza di lotta e autodeterminazione: una tre giorni di incontri, assemblee, laboratori e momenti culturali dedicati alle persone trans*, non binarie e intersex. L’iniziativa è stata promossa dal Comitato Catania Pride , con la partecipazione e il sostegno di numerose realtà del territorio impegnate nei diritti umani e nell’inclusione, tra cui:

  • Catania aperta
  • GenderLens
  • Trasgressivo
  • UAAR Catania – Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti
  • Arcigay Pegaso Catania
  • e altre realtà associative attive nel territorio che collaborano stabilmente con il movimento Pride cittadino.

L’obiettivo comune è rivendicare nuovi spazi, nuove narrazioni e un presente in cui le vite trans possano essere pienamente riconosciute, rispettate e celebrare nella loro autenticità, complessità e gioia.

Di seguito riportiamo integralmente le parole pronunciate da Egon:

Buongiorno a tutte, spero che stiate tutte bene.

Mi chiamo Egon, sono una persona trans e ho una figlia e un figlio di 17 e 20 anni, e nonostante la giornata di oggi sia una giornata di lutto, di lotta e di rabbia, io sono una persona felice, felice di essere una persona trans*, felice di essere genitore e felice di essere qui a Catania con voi, una città che amo tantissimo.

Mettere assieme queste tre parole, trans, genitore e felicità, ha qualcosa che è considerato scandaloso, per anni ci hanno raccontato che le persone trans devono per forza essere infelici e sofferenti e soprattutto che non devono essere genitori.

Così forte è la paura verso i genitori trans che fino al 2015 lo Stato italiano ci ha sterilizzato per darci i documenti rettificati, una violenza enorme per cui ancora nessuno ci ha chiesto neanche scusa.

Noi genitori trans facciamo così paura, l’idea che le persone trans possano riprodursi fa così paura, che la prima guida in italiano sulla genitorialità trans pubblicata nel 2023 da attivisti trans è stata attaccata e censurata dalla ministra della famiglia definendola un attacco alla maternità e alla donna.

Si cerca di silenziare l’attivismo trans e i dati di questo TDOR purtroppo ce lo dimostrano, si cerca di non far riprodurre le persone trans, di far scomparire le nostre culture, i nostri saperi, la nostra presenza.

Io ho affermato il mio genere quando le mie creature erano molto piccole ed è così che sono un genitore trans*, e qualcuno ancora pensa, anche tra le cosiddette esperte, che sia stato un errore di percorso, qualcosa che non sarebbe dovuto accadere.

Perché io faccio paura e faccio paura perché per lo stesso Stato io sono sia un uomo sia una madre, perché sono orgogliosamente un uomo madre.

Hanno cercato di mostrificarmi, di farmi passare per una persona che divora i suoi figli, ma quello che io divoro sono il binarismo di genere, le strutture patriarcali e familistiche basate sulla supremazia dell’uomo sulla donna.

Sono pericoloso sì, perché con la mia sola esistenza di genitore trans e queer, con il mio stesso corpo di uomo madre metto in pericolo la struttura etero cis normata che chi ci odia vuole difendere.

Gridano giù le mani dai bambini, dicono che l’attivismo trans è pericoloso per le giovani creature, che i genitori trans siano pericolosi per le loro stesse creature, ma le mie creature non hanno bisogno di essere difese da me, noi stiamo tutte bene, io come persona trans* e loro come giovani persone cresciute da persone trans.

Ma chi li difende dall’ecocidio, chi le difende dal neoliberismo?

Se infatti io ho delle paure riguardo a mia figlia e mio figlio non è certo perché hanno un genitore trans, io ho paura perché non so fino a quando avrò i soldi per mantenerli, perché sono un genitore povero.

Io ho paura perché non so se loro avranno terra su cui stare, acqua da bere, aria da respirare, se ci saranno ancora abbastanza alberi, un oceano vivo e le altre specie su questa terra nel loro futuro.

Io sono una persona privilegiata ad essere qui, a non soffrire la marginalità e la violenza come invece succede ad altri genitori trans, ad essere ancora vivo, ad essere un attivista trans ancora vivo.

Ma sono ancora qui a urlare, io sono Egon, sono un uomo, sono una madre e sono ateo.

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